Come nasce l’esperienza degli Isproject?
«La nostra data fatidica è maggio 2013. Dopo aver militato entrambi in varie formazioni, dal rock classico, alla musica sinfonica e al prog, abbiamo sentito l’esigenza di creare qualcosa di personale. Volevamo raccontare senza vincoli e limitazioni le nostre idee, mostrando ciò di cui eravamo capaci: per questo è uscito ‘The Mountain of Hope’, simbolo di quelle idee, un prog che attinge dai principi del passato e li rielabora. Fino al 2015 abbiamo registrato in casa con le nostre apparecchiature, ed è nata la prima demo del nostro album: non avevamo pretese, ma poi siamo stati ‘scoperti’ ed è partito il nostro percorso discografico. Abbiamo lavorato con Martin Grice dei Delirium, Paolo Tixi, ex Tempio delle Clessidre, Giovanni Pastorino, Simone Amodeo, Andrea Bottaro, e abbiamo firmato il contratto con l’AMS Records».
Da pochi giorni avete festeggiato due anni dall’uscita del disco d’esordio The Archinauts: cosa è cambiato da allora a oggi nel vostro approccio alla musica e cosa è rimasto?
«La musica non ha cambiato il suo ruolo nelle nostre vite: è rimasta intatta quella genuinità che ci trasmette l’ascolto di un brano, e anche se oggi non siamo più solo fruitori, ma anche ‘promotori’, in quando musicisti, riusciamo con le canzoni a dar voce a quelle frasi non dette o non facili da dire. In noi è rimasta una visione abbastanza idilliaca, nonostante un’industria discografica orientata sempre più verso i numeri in termini quantitativi e non qualitativi. In questi due anni abbiamo vissuto tragedie, cambiamenti, svolte epocali, ma la musica ci ha tenuto in vita»
Ivan, tu sei architetto e compositore: come fai a conciliare le due cose? Hanno delle commistioni tra loro?
maniera rispetto ad altri. In entrambi i campi c’è un investimento di tempo non indifferente, ma finché testa e corpo me lo consentiranno, continuerò su questo doppio binario»
Sappiamo che è in lavorazione il vostro secondo disco: cosa dobbiamo aspettarci?
«È un album totalmente diverso dal precedente, sia strutturalmente che melodicamente, molto vicino ad Anathema, Steven Wilson, Sufjan Stevens, e tanti altri. Si denota fortemente il marchio Isproject, con la presenza del pianoforte, gli incastri vocali, melodie da soundtrack, ma con una veste decisamente più emozionale e tantissime parti cantate, con protagonista principale Ilenia. Un album che stupirà»
Sei ‘emigrato’ dal Sud al Nord: hai trovato differenze per quanto riguarda la visione di un genere come il prog? È recepito meglio in alcune parti d’Italia rispetto ad altre?
«Le differenze purtroppo sono abissali. Lo dico a malincuore perché il sud era casa nostra, lì ci sono le nostre radici, ma ho visto indifferenza verso cultura e arte, soprattutto quando si discostano dalla visione commerciale. Si pone troppa attenzione alle mode passeggere, con amministrazioni che favoriscono spesso amici e parenti, in barba alla meritocrazia e al talento.

Siamo approdati in tutti i continenti, con interviste e recensioni anche all’estero, ma al sud purtroppo davvero in pochi si sono resi conto dei traguardi raggiunti da questo progetto. Abbiamo partecipato a festival internazionali (a maggio saremo in Quebec, Canada, per un doppio show al Terra Incognita più altre date in Europa), nel 2018 siamo stati opener del festival e dei fratelli Nocenzi dello storico BMS in occasione del 2Days Prog+1 di Veruno, abbiamo avuto recensioni positive da gente di tutto il mondo, ma per il momento solo al Nord ci hanno accolti a braccia aperte»
Il vostro si può definire crossover prog: che opinione avete del panorama prog italiano attuale? E di quello estero?

Abbiamo lavorato con i più grossi nomi del panorama prog italiano presente e passato, e posso affermare che la vera verve artistica, in questo momento storico, proviene dai più giovani. Perché il prog “dogmatico” non ha più senso d’esistere nel nuovo millennio, e c’è bisogno di un’evoluzione. Questo non vuol dire denigrare il passato e ciò che è stato, ma bisogna guardare avanti.
Adesso come proseguirà il vostro percorso?
«Abbiamo messo su un vero e proprio team, allargando l’entourage dei musicisti per affrontare il tour che stiamo preparando in Europa e oltre il continente per il 2020/21. Nel frattempo si lavora al secondo album, ci auguriamo di raggiungere al più presto tutti i nostri obiettivi»
C’è qualche palco in particolare sul quale vi piacerebbe esibirvi?
Se parliamo di festival e manifestazioni, mi piacerebbe esibirmi al Night of the Prog Festival a Loreley, o al RosFest, HRH, e tanti altri»
Infine un’ultima domanda: qual è l’unicità degli Isproject? Perché il pubblico dovrebbe scegliervi?
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