…ovvero la prima volta di una giornalista musicale mainstream a una tre giorni di rock progressivo…
La Piazzetta della Musica
La Piazzetta della Musica di Veruno (No) che per tre giorni si trasforma nella capitale del Prog, offre un palco maestoso,

degno dei migliori festival internazionali. Ci sono un grande spiazzo asfaltato per chi vuole godersi i concerti da vicino e un lieve pendio erboso per chi preferisce gustarsi gli spettacoli comodamente seduto (e c’è chi ne approfitta per piccoli picnic, con tanto di sdraio e borse frigo). Gli spettacoli iniziano alle 18 in punto, l’arietta è fresca perché siamo in collina e vicino al lago, ma perfino una freddolosa come me è sopravvissuta. Tra un concerto e l’altro (4 gruppi per ogni serata) si chiacchiera, si beve (tanta) birra, si mangiano indimenticabili grigliate di carne e panini con la salamella e si gironzola nel mercatino adiacente tra vinili, magliette e gadget (perfino orecchini e collane con la scritta Prog).
Universal Totem Orchestra
L’atmosfera è di libertà e relax, di divertimento e armonia, come nell’essenza di ogni festival. La pioggia che ogni anno spesso bagna i concerti e gli astanti, per fortuna in quest’edizione ci risparmia, e si presenta solo il primo giorno, venerdì 6 settembre. Alle 18 in punto dopo l’introduzione, rigorosamente in doppia lingua (anche in inglese), e i ringraziamenti, salgono sul palco gli UTO, Universal Totem Orchestra,

una delle più belle sorprese di tutta quest’edizione 2019, anche a sentire i più “esperti”. Una band nata nel ’97, che offre un'”esperienza” Prog davvero diversa e particolare rispetto a ciò che ho sentito nei miei primi 31 anni di vita. Quello che impressiona di più della loro esibizione è sicuramente il virtuosismo. I giri musicali sono compositi e curatissimi, tanti tempi dispari, diversi assoli indimenticabili, in particolare chitarra e sax. Ad impreziosire il tutto c’è la flautata voce lirica della spagnola Ana Torres Fraile, vera “perla” della band, fondata da Giuseppe Buttiglione (oggi direttore artistico). Gli altri membri sono lo strepitoso Daniele Valle (chitarra), Lorenzo Andreatta (basso), Fabrizio Mattuzzi (tastiere), Antonio Fedeli (sax) e Uto Giorgio Golin (batteria). Uno stile davvero tutto loro, con elementi sinfonici di grande valore musicale, e un finale rock ed energico: insomma sono bravissimi senza narcisismi!
Flor de Loto
Un inizio davvero scoppiettante, che mi ha regalato enorme entusiasmo sul fatto che avrei assistito a tre giorni di ottima musica. Dopo quattro chiacchiere con gli UTO (chissà se un giorno non riusciremo a portarli in Puglia!), è il momento dei Flor de Loto,

(photo by Enrico Rolandi)
band peruviana che si è sobbarcata 30 ore di aereo (Città del Messico – Madrid – Malpensa) per essere a Veruno. La loro proposta, pur Progressive Hard/Fusion, ha molte influenze del Folk andino e non è apprezzata come quella precedente, soprattutto dai “puristi” della materia. Ma sicuramente sono simpatici e carismatici, e fanno ballare tutto il pubblico, specialmente grazie alla verve del cantante Alonso Herrera, (e alle “scosse” del suo ciuffo!) e al numero incredibile di strumenti a fiato suonati da Sergio “Checho” Cuadros (che su Instagram scopriamo essere una vera e propria istituzione nel suo paese, soprattutto per quanto riguarda l’insegnamento). Va a loro senza dubbio il “Premio Simpatia”: chiacchierano con tutti pur non conoscendo una parola di italiano, regalano il loro album e non pochi complimenti alle tante donne presenti (un «Hola, guapa!», me lo son beccato anch’io). Infine stringono amicizia con Gianni Leone, icona e leader del Balletto di Bronzo, gruppo pronto subito dopo ad infiammare il pubblico della prima serata. Il pubblico del Festival, che attendeva trepidante la loro esibizione, sarà rimasto contento? Lo scopriremo nella prossima puntata.
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